mercoledì, maggio 19, 2010 Categorie: Krugän, il libro, Letteratura

Il personaggio o la storia?

Il personaggio o la storia?

Il personaggio o la storia?

Dal punto di vista letterale, una storia scritta può essere strutturata in diversi modi:
Il POEMA è una composizione in versi, per lo più di carattere narrativo o didascalico e di ampia estensione, spesso suddivisa in più parti. Associa ai contenuti della storia, i suoni e la musicalità delle parole, a scapito però di una veloce e scorrevole lettura.
Il ROMANZO è un genere della narrativa in prosa, caratterizzato da un testo di una certa estensione. Il romanzo si distingue dalla novella o dal racconto per la lunghezza e pertanto anche dalla maggiore complessità, cioè tempi più lunghi, vicende ed ambienti più elaborati, maggior numero di personaggi. Esistono comunque romanzi brevi, così come esistono racconti lunghi.
Il RACCONTO è una narrazione in prosa di contenuto fantastico o realistico di minore estensione rispetto al romanzo. Nel racconto lo scrittore tratteggia in poco spazio un ambiente o una situazione, nella quale muove personaggi, a volte uno solo, senza possibilità di grande sviluppo.
La NOVELLA è una narrazione breve e semplice i cui personaggi possono essere facilmente ritrovabili nella vita quotidiana, nasce nel contesto della letteratura orale da una forma un genere con finalità educative e moraliste.

La struttura base comune ha tre elementi: un ambientazione, dei personaggi, cosa accade ai personaggi (lo sviluppo della storia). La differenza sta nella lunghezza completa dell’opera, quanto vengono descritti i singoli elementi e quindi che importanza gli si dà nei confronti e ai fini dell’opera, e l’uso delle parole non ai fini del raccontare la storia. Il romanzo è sicuramente la tipologia letterale più complessa sia dal punto di vista della trama e dell’intreccio, sia dal punto di vista della lunghezza, sia dal punto di vista dei personaggi. Per esempio vediamo che nell’Iliade o nell’Odissea non c’è una crescita del personaggio: Achille, Ettore, Ulisse, rimangono uguali dall’inizio alla fine della storia, affrontano le vicende e superano le difficoltà grazie a qualità e abilità che già hanno, non migliorano né dal punto di vista fisico né dal punto di vista spirituale. Con il romanticismo l’eroe viene sostituito con l’antieroe i cui tratti principali sono il senso di frustrazione, la perdita della propria identità, la mancanza di unità psichica, ossia un uomo imperfetto, con i suoi “normali” problemi della vita. E la storia racconta il percorso di crescita interiore di questo personaggio, che lo porta a guarire, a redimersi, o a risolvere comunque i problemi che aveva all’inizio.
Questa situazione ha portato ad una maggiore descrizione fisica, ma soprattutto psicologica dei personaggi, causando la contrapposizione tra il personaggio “a tutto tondo” e il personaggio “piatto”. Il formalismo deriva dalla definizione, per il primo, di numerosi tratti della personalità e dalla tendenza ad essere più complesso e più credibile come vita reale, mentre il secondo consiste solo in pochi tratti personali e tende ad essere semplice e meno credibile. Generalmente il protagonista di un romanzo è un personaggio a tutto tondo, mentre quello piatto è un personaggio secondario di un romanzo o il protagonista di una novella o di un racconto breve.
Un’altra conseguenza è stata quella di far diventare l’analisi dei personaggi un criterio di valutazione e di critica per un romanzo, lo stesso “Il Signore degli Anelli” venne criticato, ai suoi inizi, di una mancata profondità psicologica dei personaggi e dell’opera in generale.

Riguardo questo argomento ho delle considerazioni personali da fare. È vero che una dettagliata descrizione sia fisica che psicologica di un personaggio lo rende più reale, come succede anche per le descrizioni delle vicende e dei luoghi, ma più è dettagliata una descrizione di uno di questi elementi e più va a discapito di quella degli altri due: approfondire la descrizione di tutti renderebbe la lettura lenta e pesante, distogliendo l’attenzione dallo sviluppo della storia. Quindi non è detto che una buona profondità psicologica di un personaggio farà un buon romanzo: si avrà una persona quasi in carne, ossa e cervello, ma non si capirà bene cosa sta succedendo e dove sta accadendo.
È vero che il rendere reali una storia e dei personaggi aiuta il lettore a “viverli” e quindi a condividerne le emozioni e le sensazioni, ma non penso sia vera l’estremizzazione di questo principio, ossia che più sono reali e più coinvolgono il lettore. A quanti è capitato di rimanere delusi nel vedere un film tratto da un libro che hanno letto? Nel vedere come sono state rese le scene, o l’aspetto dei protagonisti? Questo succede perchè al contrario dei film in cui l’aspetto, le immagini di ogni cosa e persona vengono trasmessi dando il massimo dei dettagli, nei libri questo è impossibile per limite di tempo e di spazio che ha lo scrittore nel farlo, quindi tutti i “buchi” descrittivi vengono riempiti dalla nostra fantasia, secondo la nostra esperienza, i nostri gusti e i nostri sogni. Questo significa che il film, come i libri troppo dettaglaiti, lasciano poco spazio alla fantasia, lasciando agli spettatori/lettori un ruolo passivo. Al contrario quando i lettori contribuiscono con la propria fantasia al racconto, questo diventa unico e personale, con sfumature differenti a seconda di chi lo sta leggendo, e di conseguenza più amabile e piacevole per il lettore stesso, poichè inconsciamente lo adatta alla sua misura e ai suoi bisogni.
È vero che la credibilità dei personaggi è importante, soprattutto riguardo ai protagonisti, ma lo è se i personaggi sono il mezzo attraverso il quale l’autore vuole trasmettere il suo messaggio, e non è detto che siano per forza loro. Infatti è possibile veicolare messaggi anche attraverso la storia, la successione degli eventi, le semplici decisioni prese da alcuni personaggi o intere popolazioni, spostando la focale del lettore dal personaggio alla storia.
Alla luce di questo l’autore è libero di decidere quale mezzo utilizzare, se dare più importanza al personaggio o alla storia, approfondendo più o meno i dettagli dell’uno o dell’altro, senza che l’opera cali, a prescindere, di qualità e di valore.

Un commento a “Il personaggio o la storia?”

  1. toT scrive:

    Uff due soli post per un blog???
    Eddai Sforzati di più e raccontaci di come va con questo krugan!

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